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Grazie a Elisa ho scoperto il mondo del portare in fascia e del Babywearing. E' stata lei a guidarmi verso questa nuova consapevolezza mentre ascoltavo e assecondavo il suo bisogno di alto contatto.
Gli altri due miei figli si sono sempre addormentati in braccio, e una volta nel mondo dei sogni non ho mai avuto difficoltà a metterli nel lettino. Con Elisa, invece, le cose sono state diverse sin da subito. Nonostante sembrasse sprofondata nel sonno, come cercavo di farla scivolare dalle mie braccia al lettino, spalancava gli occhi.
Ho sempre pensato che Elisa avesse un sensore molto sofisticato che riuscisse a prevedere anche solo la mia "intenzione" di deporla nel letto. I primi tempi ho cercato di convincerla a dormire in spazi che non fossero il mio corpo, ma è sempre stato vano.
A un certo punto ho desistito: era inutile pretendere figli fatti con lo stampino. Elisa, sin dai primissimi giorni di vita, ha urlato al mondo la sua unicità e il suo bisogno di contenimento, di calore, di stare cuore a cuore, respiro nel respiro.
E io non ho potuto fare altro che lasciarmi guidare dal mio istinto. Mi sono documentata e ho scoperto il concetto di esogestazione, cioè il periodo dopo la nascita nel quale il bambino cresce e si sviluppa grazie all'interazione con l'ambiente e alle relazioni affettive che instaura con chi si prende cura di lui. In questa fase il piccolo cerca fuori dal grembo materno le stesse condizioni di stabilità, calore, avvolgimento, protezione e sicurezza che aveva nell'utero.
Documentandomi, ho compreso l'utilità della fascia e il suo potere calmante. La fascia è lo strumento più antico in nostro possesso capace di trasmettere quel senso di continuità con lo stato gestazionale. Non c'è nulla in grado di rafforzare il legame madre-figlio quanto la pratica del "portare".
Questa azione, così semplice e importante per il benessere psico-fisico del bambino, permette di fare il pieno di sicurezze e, trovando risposta pronta e immediata ai suoi segnali e bisogni, il bambino si sentirà rassicurato e accolto nei suoi bisogni di cura, amore e nutrimento. Tutti ingredienti, insomma, utili a dargli quella serenità necessaria a spiccare il volo nel viaggio della vita.
Ho scoperto il mondo del "portare" a seguito di un errore: non sapendo nulla di fascia porta bebè e marsupi ergonomici e non, quando Elisa aveva appena 3 mesi ho pubblicato sul mio profilo Instagram questa foto in cui indosso un marsupio Baby Bjorn.
Sono stata tempestata di messaggi nei quali, mamme esperte del portare, mi informavano che non fosse assolutamente un marsupio ergonomico. Infatti, non basta che su una confezione venga riportata la dicitura "ergonomico" per garantire che un portabebè lo sia veramente.
E questa verità l'ho scoperta e approfondita poi grazie a Eloise, una consulente del portare in fascia attiva su Milano e provincia che mi era stata più volte citata nei commenti sotto il mio post "incriminato". Ed è stato così che sono passata dal marsupio Baby Bjorn ad una fascia portabebè che era il supporto più adatto alla mia bambina in quella fase della sua crescita.
Eloise è venuta a casa mia con il suo bambolotto dimostrativo (più pesante di Elisa) per insegnarmi tutte le legature possibili. Sono rimasta subito affascinata da questa pratica. Vederla "drappeggiare" una delle sue bellissime fasce in tessuto biologico e coloratissime è stato come assistere a una danza.
Portare in fascia è la pratica più armonica e naturale che possa esistere. Il primo habitat naturale del cucciolo d'uomo è quindi il corpo della sua mamma, dove può ricevere cibo, calore, sicurezza fisica ed emotiva.
Come suggerisce Giorgia Cozza nel libro appena uscito sul Babywearing dal titolo evocativo "mamma canguro": "Contrariamente alla mentalità corrente (nella nostra cultura) soddisfare i bisogni espressi dai bambini, biologicamente predisposti a ricercare contatto e vicinanza, non equivale a viziarli. Assecondando questi bisogni li si aiuta, invece, a formare una base sicura di fiducia e sicurezza negli altri e nel mondo".
Ecco perché ho sentito che la scelta del Babywearing fosse giusta.
Per i primi mesi di Elisa ho utilizzato la fascia elastica e poco dopo, grazie a Eloise, sono passata alla fascia rigida (che in realtà si può usare sin dalla nascita). Quando Elisa ha compiuto 5 mesi, sempre grazie al supporto di Eloise, ho scoperto il marsupio ergonomico. Avrei potuto benissimo continuare ad usare la fascia, ma devo dirvi la verità: sebbene avessi imparato a fare la legatura cercavo un supporto più pratico e veloce da infilare "pronti e via".
Ed è così che di questo marsupio, regolabile in base al peso dal 4° mese di vita fino ai 22 kg, non posso più farne a meno. La cintura in velcro consente di regolare la seduta in base all’altezza del bambino, il marsupio è dotato inoltre di due chiusure, delle quali una con sicura per impedire che il supporto si possa slacciare da solo. Al fine di permettere anche di allattare comodamente, ai lati ci sono delle cinturine che possono essere allentate all'occorrenza.
Portare a contatto fa bene ai bambini e fa bene a chi porta. Certo è importante farlo in modo ergonomico e farsi affiancare da un esperto capace di guidarci nella scelta del supporto più adatto alle nostre esigenze.
Io ho avuto la fortuna di conoscere Eloise e con lei ho scoperto un mondo veramente fantastico. Auguro a tutte le mamme di trovare di incontrare la propria consulente del cuore che possa guidarle lungo il percorso del Portare.
Buon Portare con amore!
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