Una madre non è solo colei che partorisce ma colei che sceglie di essere una madre speciale, una madre di cuore e non di pancia. La madre di cuore è una donna che ha sofferto.
Ha sofferto quando ha saputo che non avrebbe mai potuto mettere al mondo dei figli, ha sofferto perché adottare un figlio non è una cosa semplice, la burocrazia è molto cavillosa e articolata, ha sofferto conoscendo la sua triste storia.
Ha sofferto tanto ma ora è pronta a combattere per avere la serenità che si merita. Arriverà un bambino per lei, il suo bambino che amerà e curerà come unica missione della propria vita.
Cavalcherà le onde dell'Oceano per farlo sorridere e volerà su ali di farfalla per fargli sentire il profumo della primavera. Il viaggio non sarà una semplice passeggiata ma il sentiero della vita li condurrà verso la loro metà.
Una mamma di cuore ci ha donato la sua storia, una storia particolare, toccante. Una storia di amore e rabbia che mi ha toccato nel profondo.
L'adozione è dare una famiglia a un bimbo che non ne ha. Così ti dicono e tu ci credi. Non è un'opera di bene, ma è un accogliere. E tanto di più.
Nella fase dell'iter adottivo in realtà non ci si rende conto del "tutto" che ci aspetta nel post adozione.
Questo "tutto" è un'immensità indescrivibile.
Adottando un bambino si adottano i suoi traumi, il suo dolore, il suo buio. E questo di solito lo si scopre dopo circa 6/8 mesi dall'accoglienza o in fase di pubertà/adolescenza (dipende dall'età dell'adottato).
Non è facile spiegare quale sia la difficoltà che si incontra. Se il bambino ha avuto la fortuna di vivere i primi anni con una mamma naturale amorevole allora forse il suo buio sarà meno invasivo e devastante ma in genere, e spesso, non è così.
L'adozione ti assorbe tutta la vita.
Non sei una famiglia normale, sei una famiglia adottiva. Nel bene e nel male.
Ma forse per dare un minimo di idea posso parlare un po' di mio figlio. Posso accennarlo nella sua complessità. E come lui tanti altri.
Vi presento il mio Angelo.
Angelo che da circa 1 mese pare gestire meglio le sue profonde crisi come se si accorgesse di stare male e cercasse di uscirne il prima possibile.
Angelo che qualsiasi cosa gli dico lui sente il bisogno profondo e istintivo di fare il contrario all'istante, di disubbidirmi e farmi dispetto. Ma nelle ultime settimane poi dopo la mia delusione e incazzatura pare si renda conto e provi ad essere adeguato.
Angelo che tende a distruggere tutto.
Angelo che nei suoi primi 5 anni ha imparato a vivere nella menzogna, a manipolare/ingannare gli altri col sorriso e occhi dolci per ottenere accudimento e ciò che desidera e crede che l'amore sia tutto lì.
Angelo che ha la fidanzatina che lo adora e lui si chiede perché le piace tanto come se non meritasse amore.
Angelo che vive con le sue infinite enormi ansie, senso di frustrazione e inadeguatezza. Che nel dolore sa vivere sereno e diventa tranquillo mentre nella felicità sembra irrequieto, indomabile, perso, impaurito, aggressivo. Perché il dolore è l'unica cosa che ha conosciuto nei suoi primi 5 anni di vita.
Angelo che vorrebbe essere un super eroe, ma si sente una cacca.
Angelo che diventa chi vede e non ha una sua personalità e non riconosce il bene dal male.
Angelo che per i suoi innumerevoli e pesantissimi traumi subiti dalla nascita ha una 104 comma 3 per disturbi psichici, un ritardo mentale lieve, un super io tirannico, risposte autistiche a determinate situazioni anche se autistico non è, soffre del disturbo dell'accudimento, di inadeguatezza, frustrazione, non gestione della rabbia, ansia perenne e tanto altro...
Angelo che è seguito da 2 neuropsichiatri e 2 psicologhe.
Angelo che con le sue terapie ci ha lapidato i nostri conti correnti e i nostri sogni.
Angelo che nel suo cuore non ci riconosce come genitori perché non sa cosa sono i genitori, che non riconosce l'autorità degli adulti perché gli adulti per lui sono sempre stati motivo di dolore e inaffidabili, che fa fatica a capire il mondo come funziona.
Angelo che non sa raccontare, che ha difficoltà a ragionare, a imparare, ad ascoltare, a ricordare e interiorizzare.
Angelo che mi odia con tutto se stesso, vorrebbe uccidermi, farmi sparire ma che contemporaneamente mi ama alla follia in modo possessivo.
E allora vorrebbe mangiarmi, entrare dentro di me, essere allattato.
Angelo che a 5 anni non sapeva usare forchetta e coltello.
Angelo che a 8 anni gioca con i giochi di Elettra di 2 anni perché a lui tutto è mancato e sta facendo delle tappe evolutive insieme a lei.
Angelo che ci fa dannare, ci delude, ci stressa, ci manipola, ci distrugge, ci odia, ci attacca, ci fa urlare e incavolare da oltre 3 anni.
Angelo che ci fa piangere per commozione, che ci assorbe energia come un'aspirapolvere professionale senza tregua.
Angelo che se non c'è parliamo di lui.
Angelo che ci ha stravolto la vita.
Angelo e il suo strano mondo.
Anzi ... Come lo chiama la sorellina: Angioletto.
(E scusate se non posso mostrarvi il suo volto scoperto).
Se è vero che uno dei lavori più difficili è quello del genitore, questo è largamente battuto da quello del genitore adottivo, seppur dentro di loro probabilmente (e si spera) i ragazzi adottati nutrano dei sentimenti per i nuovi genitori, la corazza che si sono fatti per sopravvivere ai loro traumi spesso trasformano l'adozione in un affido e, a mio modesto parere, la differenza non è solo giuridica ma di cuore, l'amore donato ad un figlio affidato con l'incubo della temporaneità è diverso dell'amore verso il figlio adottato e quindi nostro a tutti gli effetti e affetti, pur consapevole che anche i figli naturali presto o tardi si "staccano o allontanano " dai genitori per crearsi la propria vita e la propria famiglia.
Giorgio